martedì 30 novembre 2010

Ciao Mario!

Addio ad un grande.

sabato 20 novembre 2010

In questo momento sto pensando

Che non sarebbe male
prendermi la testa con una mano,
incominciare a giocare,
con l'altra un coltello al collo portare.

Pazientemente tagliare tutt'intorno,
fino a poterla staccare, e guardare con gli occhi dell'anima;
osservare il sangue
gocciolare
e ancor di più,
per una volta,
veder l'effetto che fa.

E poi infilarla su di un palo rovente,
ed infine darle fuoco, dolcemente,
s'intende.
Tutta quella massa fondersi, gocciolare...
e smettere, finalmente,
di pensare.

venerdì 19 novembre 2010

Lettera ai bambini

È difficile fare
le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate
a fare le cose difficili:
a dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi.

Gianni Rodari


Non c'è molto da aggiungere, vero?

lunedì 1 novembre 2010

La voglia di tornare

Ho imparato a riconoscerla, ma non a combatterla. Appare dal nulla, senza preavviso e colpisce forte. Molto forte a volte. Si nasconde dietro alle giornate grigie, ad una telefonata mancata, ad un sabato sera passato in casa. La si intravede in un compleanno non festeggiato, in un augurio non fatto, in una fotografia di un mondo che una volta era il tuo ed ora non più.

A volte penso "torno". Questo pensiero è molto più ricorrente ora di quanto lo fosse sei mesi fa, e non so nemmeno perchè. In realtà, ci sarebbero più motivi per stare che per tornare. In Italia davvero non saprei che fare ora. Ma mi manca il mio mondo, ecco quale è il problema. C'è questa sensazione che si posa qui, sullo stomaco, come un macigno, e che mi fa pensare che è ora di dare la sterzata finale e chiudere il conto anche con l'Inghilterra. Mi piace stare qui, l'ho sempre detto. E non rimpiangerò mai la decisione di essere venuto a fare questa esperienza. Mi sento molto più completo ora, ho fatto qualcosa che ha cambiato la mia visione del mondo e delle cose. Lo posso giudicare su me stesso già da ora e penso in futuro potrò goderne ancor di più, guardando indietro. Già. Guardando indietro. E' questo il fatto. Ho sempre detto che la mia esperienza qui sarebbe stata temporanea, ma non mi ero mai dato un termine preciso. Sei mesi, un anno, due, cinque, dieci. Molto sarebbe dipeso dalle opportunità lavorative. Ma su questo mi sbagliavo. Molto sarebbe dipeso dalla mia pancia, ecco quello che non sapevo. Dalle sensazioni che vi ci sarebbero depositate sopra, pian piano, giorno dopo giorno, e che mi avrebbero poi fatto scegliere, o meglio "sentire" quando fosse stato il momento di tornare. Un momento che, a giudicare dalla sempre più assidua presenza della "voglia" nelle mie giornate inglesi, si sta avvicinado a grandi falcate.